18 febbraio – Domenica all’inizio di Quaresima

Inizia il cammino di riflessione che ci condurrà ancora una volta sotto la Croce, terminando però davanti a un sepolcro ‘vuoto’ e alla vittoria sul peccato e morte. E, come sempre, le letture di questa domenica ci ‘scuotono’, richiamando la nostra attenzione a quello che davvero deve avere peso nella strada della nostra vita…

Cominciando da questo bellissimo brano di Isaia, che ci parla di un Dio molto vicino: nella nostra esistenza come nei fatti del mondo. Che conosce quanto male ci affligge, ma cerca di richiamarci con parole profetiche: che anche oggi si levano, ma che non sappiamo -o forse non vogliamo- ascoltare. E noi? Come reagiamo? Quale ‘digiuno’, quale ‘mortificazione’ sapremo fare per cambiare passo? Forse ancora un digiuno “fra litigi e affari”?

Le tentazioni ci sono sempre: e ci sono state anche per Gesù! La ‘fame’ di cose materiali, lo ‘sfidare’ Dio, il potere della ricchezza… Ma ci sono anche dei rimedi molto molto solidi. La Parola, innanzitutto, capace di spostare lo sguardo dalle “cose visibili” a quelle “invisibili”: ma “eterne”. Una Parola che ci accompagnerà personalmente e come Comunità…


Lettura del profeta Isaia (57, 15 – 58, 4a)
Isaia disse: «Così parla l’Alto e l’Eccelso… “In un luogo eccelso e santo io dimoro, ma sono anche con gli oppressi e gli umiliati, per ravvivare lo spirito degli umili e rianimare il cuore degli oppressi. Poiché io non voglio contendere sempre né per sempre essere adirato…Per l’iniquità della sua avarizia (del popolo) mi sono adirato, l’ho percosso, mi sono nascosto e sdegnato; eppure egli, voltandosi, se n’è andato per le strade del suo cuore. Ho visto le sue vie, ma voglio sanarlo, guidarlo e offrirgli consolazioni. E ai suoi afflitti io pongo sulle labbra: ‘Pace, pace ai lontani e ai vicini – dice il Signore – e io li guarirò’”. I malvagi sono come un mare agitato, che non può calmarsi e le cui acque portano su melma e fango. “Non c’è pace per i malvagi”, dice il mio Dio. Grida a squarciagola, non avere riguardo; alza la voce come il corno, dichiara al mio popolo i suoi delitti, alla casa di Giacobbe i suoi peccati. Mi cercano ogni giorno, bramano di conoscere le mie vie, come un popolo che pratichi la giustizia e non abbia abbandonato il diritto del suo Dio; mi chiedono giudizi giusti, bramano la vicinanza di Dio: “Perché digiunare, se tu non lo vedi, mortificarci, se tu non lo sai?”. Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari, angariate tutti i vostri operai. Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi».

Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (4, 16b – 5, 9)
Fratelli, se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno. Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria: noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili, perché le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili invece sono eterne. Sappiamo infatti che, quando sarà distrutta la nostra dimora terrena, che è come una tenda, riceveremo da Dio un’abitazione, una dimora non costruita da mani d’uomo, eterna, nei cieli… In realtà quanti siamo in questa tenda sospiriamo come sotto un peso, perché non vogliamo essere spogliati ma rivestiti, affinché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita. E chi ci ha fatti proprio per questo è Dio, che ci ha dato la caparra dello Spirito. Dunque, sempre pieni di fiducia e sapendo che siamo in esilio lontano dal Signore finché abitiamo nel corpo – camminiamo infatti nella fede e non nella visione –, siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo e abitare presso il Signore. Perciò, sia abitando nel corpo sia andando in esilio, ci sforziamo di essere a lui graditi.

Lettura del Vangelo secondo Matteo (4, 1-11)
Il Signore Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.


Preghiere dei fedeli della Comunità di Santa Croce

Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
Ti preghiamo per la Chiesa, Signore, perché nella costruzione del tuo Regno non sia tentata dal potere e dalle illusioni che oggi il mondo propone come unici obiettivi di vita, ma sappia perseverare ogni giorno nell’obbedienza alla Parola. Per questo ti preghiamo… Converti, Signore, i nostri cuori!

Ecco, voi digiunate tra litigi e alterchi.
Ti preghiamo, Signore perché la nostra Comunità, in questo tempo di Quaresima, sappia astenersi da parole e gesti inutili e odiosi che impoveriscono noi e feriscono i fratelli, per capire che il digiuno esteriore è inutile se non ci facciamo guidare dalla tua Parola che salva. Per questo ti preghiamo… Converti, Signore, i nostri cuori!

Non metterai alla prova il Signore Dio tuo.
Signore, queste parole dette da Gesù in un duro momento di prova ci aiutino a fidarci sempre interamente di te, accettando di vivere positivamente anche la sfida dei momenti bui in cui possiamo sentirci soli. Per questo ti preghiamo… Converti, Signore, i nostri cuori!

I malvagi sono come un mare agitato, che non può calmarsi e le cui acque portano su melma e fango.
Signore, queste parole sembrano riflettere il nostro presente, in cui violenza, sopruso, menzogne, indifferenza lasciano troppe persone senza indifese, risorse, dignità. Donaci di reagire attraverso preghiera, per fare del mondo una comunità di persone libere e in pace. Per questo ti preghiamo… Converti, Signore, i nostri cuori!

Perché il cammino verso la costituzione dei Consigli pastorali possa essere la riscoperta della nostra originalità di cristiani nella responsabilità della comunione, e nella ricerca fiduciosa delle vie della missione, ti preghiamo… Converti, Signore, i nostri cuori!