14 aprile – Giovedì Santo

Le celebrazioni del Triduo Pasquale hanno inizio il Giovedì Santo pomeriggio con la Missa in Coena Domini e la lavanda dei piedi, che seguiremo attraverso i vangeli di Matteo e Giovanni.

La Missa in Coena Domini, cioè la Cena del Signore, ricorda l’ultima cena di Gesù insieme ai suoi discepoli, momento fondante per la nostra fede e per la nostra Chiesa. Gesù è raccolto insieme ai suoi per l‘ultima volta. Li saluta, li consacra, li rincuora, da’ loro le sue ultime direttive. “Prendete, questo è il mio corpo” e poi “questo è il mio sangue, il sangue dell’alleanza versato per voi” (Matteo 26, 26-28).

Le letture complete sono sul sito della Diocesi a questo indirizzo: www.chiesadimilano.it/?p=501844

Ricordando dunque la promessa antica, Gesù indica che la nuova e ormai eterna alleanza fra Dio e l’uomo e fra il cielo e la terra passa, una volta per tutte, attraverso il dono gratuito che Egli fa’ di se stesso.
Tuttavia, c’è una richiesta precisa.  “Fate questo in memoria di me!  (I Corinzi 11, 23-25). Ecco dunque il senso della celebrazione eucaristica, dell’Eucaristia, del Sacerdozio cristiano, e della stessa Chiesa che prolunga nei secoli e nei millenni questa consegna di Gesù.
Infatti, ogni Giovedì Santo, in Cattedrale, i nostri sacerdoti rinnovano davanti al Vescovo i loro voti nella Messa crismale: chiamata così perché in essa vengono benedetti gli olii che verranno poi usati per battesimi, cresime, e unzione degli infermi.

Molto significativo il rito iniziale della lavanda dei piedi.

Il vangelo di Giovanni narra che, esattamente prima di questa cena, Gesù, volendo indicare ai suoi discepoli – e dunque a noi oggi – con un gesto significativo quale stile di vita chiedeva a chi lo voleva seguire, “si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio e al legatolo attorno alla vita, versò dell’acqua nel catino” e compì il gesto che normalmente spettava ai servi: lavare e asciugare i piedi dei discepoli, concludendo: “Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri” (Giovanni 13,14-15).

Questo è ora il compito nostro e della Chiesa: la “Chiesa del grembiule” come diceva don Tonino Bello.

La liturgia presenta innanzitutto il caso di Giona, profeta che credeva molto poco in se stesso e soprattutto nell’aiuto di Dio, tanto da scappare letteralmente da quella Ninive che avrebbe invece dovuto convertire. Poi la tempesta, la balena, tre giorni dai quali Giona ritornerà come in vita per compiere la sua missione: una prefigurazione di Gesù stesso, che però, pur ben conoscendo la sua sorte, non si “tirò indietro”. San Paolo, poi, ‘narra’ l’ultima cena alla sua nascente comunità cristiana. Il vangelo di Matteo parte dall’Ultima Cena, passa al tradimento di Giuda e accompagna Gesù al processo, fino al pianto disperato di Pietro.

Seguirà la Reposizione dell’Eucaristia nella cappella laterale, e quindi l’Adorazione. Dalle 20,30 si terrà un momento di riflessione e di preghiera, in cui potremo accompagnare il Signore nell’ultimo tragico momento della prigionia: “La sera del Giovedì Santo. Verso il calvario: l’ultima notte di Gesù”.


Preghiere della Comunità di Santa Croce

Andate in città e dite: “il Maestro dice: il mio tempo è vicino; farò la Pasqua con te…
Sì, Signore Gesù: oggi vogliamo fare Pasqua con te, seguendoti nel cammino che ti porterà una volta ancora alla Croce in tante parti di questo Mondo. vicine e lontane, note e temute, talora dimenticate… Ai piedi della Croce ci inginocchieremo, sapendo che i segni del tuo martirio, ora presenti nel mistero glorioso della Trinità, ci parlano però di giustizia, pace, gioia e luce. Perché questo possa aprire il nostro cuore alla speranza, ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!

Quando vi radunate per la cena, aspettatevi gli uni gli altri.
La tua grazia, Signore, ci aiuti, perché la nostra Comunità possa avere rispetto per le fragilità, i tempi, i modi, le capacità di ognuno, acciochè la comunione con te generi un ascolto e una accoglienza vera e profonda fra di noi. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!

E uscito fuori, pianse amaramente.
Quante volte Signore, come Pietro, abbiamo finito per tradirti: per indifferenza, per timidezza, forse per proprio la paura di quello che ci chiedi… Dacci, Signore, il coraggio di piangere, per ricorrere alla Misericordia che ci consentirà, ancora una volta, di riprendere a camminare dietro di te. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!

Credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli.
Sembriamo tutti impotenti di fronte alla tragedia della guerra che stiamo vivendo, così come furono impotenti gli Apostoli davanti all’arresto e alla condanna di Cristo. Signore, sappiamo di portare anche noi una piccola parte di responsabilità per non aver amato abbastanza. Ma vogliamo implorare, ancora una volta, la luce del tuo Spirito, perché i Cristiani -tutti- sappiano costruire un nuovo modo di vivere, in cui tutto ciò possa non accadere mai più… Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!