Domenica 11 giugno – Solennità del Corpus Domini

Solennità grandissima, centro della nostra vita di fede, di ogni nostra celebrazione eucaristica, vero cemento delle nostre comunità. Come comprendiamo da tutte tre le letture, anche se in modo diverso. 

Iniziando dalle parole stesse di Gesù: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Parole difficilissime da comprendere, allora come oggi: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”. Vero e scandaloso, tanto che nel passato si è anche pensato che i cristiani facessero sacrifici umani. E, in effetti, anche oggi occorre essere condotti a fare dei ‘passaggi’ non semplici per poter capire queste parole: e soprattutto viverle.

Aiuta anche Mosè. Al popolo guidato sì fuori dalla schiavitù, ma che per ben 40 anni ha vissuto nel deserto un cammino pieno di pericoli e difficoltà, egli rammenta quante volte Dio stesso è venuto in aiuto facendogli capire che “l’uomo non vive di solo pane”! E questo deserto è la vita di ciascuno di noi: quante amarezze, quanti dolori, quante fatiche tutti dobbiamo affrontare… Ma non siamo soli: “Ricordati…”. Sì, ricordiamoci anche noi di quante volte il Signore ci ha presi per mano, dandoci il pane della forza e l’acqua della vita!

E san Paolo, da parte della Chiesa, insiste sul fatto che non siamo soli: c’è infatti una comunità nella quale pur essendo “molti” siamo “un solo corpo”, perché appunto nutriti da “un solo pane”. 

E chi non fa parte formalmente della Chiesa? Sarà dimenticato? Certamente no. Gesù l’ha detto: il suo sacrificio, la sua “carne” è stata data -dono prezioso- “per la vita del mondo”. Non solo noi, ma tutti. Di questo dobbiamo essere oggi testimoni: testimoni coraggiosi della speranza cristiana.


Lettura del libro del Deuteronomio (8, 2-3. 14b-16 a)
Mosè parlò al popolo dicendo: «Ricordati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi. Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore. Non dimenticare il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz’acqua; che ha fatto sgorgare per te l’acqua dalla roccia durissima; che nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri».

Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (10, 16-17)
Fratelli, il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane.

Lettura del Vangelo secondo Giovanni (6, 51-58)
Il Signore Gesù disse alle folle dei Giudei: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».


Preghiere dei fedeli della Comunità di Santa Croce

L’uomo non vive soltanto di pane, ma di quanto esce dalla bocca del Signore.
In una società come la nostra in cui tutto si paga, l’uomo continua ad avere fame di verità, giustizia, pace: ma soprattutto di Dio. Signore, concedi salute e serenità d’animo a Papa Francesco, perché con il sostegno dello Spirito possa fare sentire la sua voce, e traghettare così la tua Chiesa verso un futuro di grandi cambiamenti. Per questo con forza ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!

Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo.
Signore, la nostra Comunità sappia essere veramente un solo corpo, facendo della partecipazione all’Eucarestia il momento fondamentale di comunione con te e con tutti coloro con cui condividiamo la fede e il desiderio di vivere la tua Parola. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!

Ricordati di tutto il cammino che il Signore ti ha fatto percorrere.
La vita è un cammino e una lotta fatta di tante prove e di molte sfide: il nostro deserto! Aiutaci ad approfondire il rapporto con te, ricordando i tanti momenti difficili in cui abbiamo sentito forte accanto a noi la tua presenza. Per questo ti ringraziamo e ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!

Non dimenticare il Signore tuo Dio che ti ha fatto uscire dalla condizione servile.
Signore, aiuta ognuno di noi a cercare in te il coraggio di intraprendere un universale cammino comune di confronto e di pace, per imparare a contrastare con il bene tutto ciò che, ogni giorno, vediamo distrugge la giustizia e la dignità umana. E per questo ti preghiamo con tutto il cuore… Ascoltaci, Signore!