21 settembre – Quarta Domenica dopo il martirio di san Giovanni il Precursore

Viviamo purtroppo tempi difficili che parlano continuamente di conflitti, violenze continue, ingiustizie palesi  e note a tutti : ma che non si possono (o non si vogliano) fermare… E due letture di questa domenica, sia pure in modo diverso parlano di “sapienza” (come saggezza) e di “intelligenza” (come capacità di guardare le cose in profondità: da ‘intus legere’ latino: guardare le cose dal di dentro). E usa per noi umani la parola di “inesperti” (Proverbi) che facilmente possono diventare addirittura “idolatri” (Paolo).

Ma dove sarà, anche oggi, questa casa della “sapienza” cui vengono invitati gli “inesperti” che siamo noi? Un luogo speciale dove poter “mangiare” e “bere” per potersi rasserenare e vivere! Cibi che diventano un vino  “comunione con il sangue di  Cristo” e un pane, “comunione con il suo corpo”, che fa di noi come Chiesa “un corpo solo”. Capace di comprendere tutti: vinti come vincitori, deboli come forti. E anche buoni come cattivi, se capaci di “guardarsi dentro” e di chiedere perdono…

Abbiamo anche noi una bella casa “della sapienza”, la casa dalle sette colonne dello Spirito preziosamente intagliate. Lo è ogni Chiesa con il suo altare: dove c’è una carne capace di diventare “vero cibo” e un “sangue” che di tramutarsi in “vera bevanda”. Insieme capaci di dare vita: una “vita eterna” per usare le stesse parole stesse di Gesù nel vangelo di Giovanni.


Lettura del libro dei Proverbi (9, 1-6)
La sapienza si è costruita la sua casa, ha intagliato le sue sette colonne. Ha ucciso il suo bestiame, ha preparato il suo vino e ha imbandito la sua tavola. Ha mandato le sue ancelle a proclamare sui punti più alti della città: «Chi è inesperto venga qui!». A chi è privo di senno ella dice: «Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato. Abbandonate l’inesperienza e vivrete, andate diritti per la via dell’intelligenza».

Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (10, 14-21)
Miei cari, state lontani dall’idolatria. Parlo come a persone intelligenti. Giudicate voi stessi quello che dico: il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane. Guardate l’Israele secondo la carne: quelli che mangiano le vittime sacrificali non sono forse in comunione con l’altare? Che cosa dunque intendo dire? Che la carne sacrificata agli idoli vale qualcosa? O che un idolo vale qualcosa? No, ma dico che quei sacrifici sono offerti ai demòni e non a Dio. Ora, io non voglio che voi entriate in comunione con i demòni; non potete bere il calice del Signore e il calice dei demòni; non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demòni.

Lettura del Vangelo secondo Giovanni (6, 51-59)
Il Signore Gesù disse: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.


Preghiere dei fedeli della Comunità di Santa Croce

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.
Signore Gesù, l’eucarestia è il segno della tua volontà di essere dono, che hai chiesto alla Chiesa di replicare ogni giorno, in ogni luogo, perché la Chiesa stessa, vivendola con fede profonda, ne faccia annuncio di speranza. E perché lo Spirito la conduca in questo difficile cammino, ti preghiamo…Ascoltaci, Signore!

Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo
Signore, attraverso la partecipazione all’Eucaristia, la nostra Comunità ricordi sempre che non è solo un incontro personale con te, ma è anche accettare di costruire comunione con i fratelli, trasformando la nostra fede in un impegno concreto di unità e fratellanza. Per questo con forza ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!

Benedirò il Signore in ogni tempo.
Così il salmo. Signore rendimi e rendici capaci di pregarti, lodarti e ringraziarti sempre, anche e soprattutto nei periodi più difficili della vita, così da poterli superare con la tua grazia ed essere di conforto per chi è in difficoltà. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!

Andate diritti per la via dell’intelligenza… 
Signore i giovani che si preparano alla vita sacerdotale si sentano sostenuti dalla nostra preghiera e sappiano accogliere con fermezza il dono della sapienza perché possa illuminare il loro prezioso cammino. Con tutto il cuore ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!