10 settembre – Seconda Domenica dopo il martirio di san Giovanni il precursore

Qual è la ‘base’ della nostra fede? Alla fine, avere fede vuol dire semplicemente ‘avere fiducia’ e ‘affidarsi’, darsi completamente credendoci. I testi sui quali riflettere appartengono a mondi connessi ma anche lontani, come il mondo ebraico (Isaia) e quello cristiano (Paolo). In mezzo tuttavia c’è Gesù stesso che fa da congiunzione, ma anche da snodo chiarificatore.

C’è Dio Padre e questo è il centro di tutto. Che è “Signore”, “salvatore” e “redentore”. È lui che Isaia proietta in un orizzonte escatologico, da fine dei tempi e quindi del tempo umano. Un tempo ‘altro’ che cancellerà il ‘male alla radice, e nel quale trionferà finalmente giustizia, pace, ‘luce’. Il che avverrà, dice Isaia, “rapidamente”, ma anche “a suo tempo”: quello di Dio, non è il nostro…

Quindi abbiamo a che fare -e molto- con il male. Male strettamente connesso, come vediamo ogni giorno, con il “peccato”: violenza, guerra, crudeltà… in una parola con la morte. Quella spirituale ma anche fisica. Siamo senza speranza, dunque?

No, perché il Padre “è” vita e attraverso Gesù, Dio incarnato, anche l’ultimo “nemico” dell’umanità, la morte, è stata sconfitta.


Lettura del profeta Isaia (60, 16b-22)
Così dice il Signore Dio: «Saprai che io sono il Signore, il tuo salvatore e il tuo redentore, il Potente di Giacobbe…Costituirò tuo sovrano la pace, tuo governatore la giustizia. Non si sentirà più parlare di prepotenza nella tua terra, di devastazione e di distruzione entro i tuoi confini… Il sole non sarà più la tua luce di giorno, né ti illuminerà più lo splendore della luna. Ma il Signore sarà per te luce eterna, il tuo Dio sarà il tuo splendore. Il tuo sole non tramonterà più né la tua luna si dileguerà, perché il Signore sarà per te luce eterna; saranno finiti i giorni del tuo lutto. Il tuo popolo sarà tutto di giusti, per sempre avranno in eredità la terra… Il più piccolo diventerà un migliaio, il più insignificante un’immensa nazione; io sono il Signore: a suo tempo, lo farò rapidamente».

Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (15, 17-28)
Fratelli, se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini. Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché «non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi». L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché «ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi»… E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.

Lettura del Vangelo secondo Giovanni (5, 19-24)
Il Signore Gesù riprese a parlare e disse: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita».


Preghiere della Comunità di Santa Croce

Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna.
L’otto settembre è iniziato il nuovo anno pastorale ambrosiano. Signore, con il nostro vescovo Mario, oggi ti preghiamo affinché la Chiesa ambrosiana -e la Chiesa tutta- sappiano essere presenti e attive in ogni realtà, ascoltando la tua parola, per imparare a vivere nell’amore come Gesù: perché è l’amore che vince la morte. Per questo, con forza ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!

Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede.
Signore, Cristo, tuo Figlio, è risorto anche dentro ciascuno di noi, per poter proseguire l’opera di costruzione del regno che Cristo ci ha affidato. Dona, Signore, alla nostra Comunità la forza del tuo Spirito, per testimoniare con coraggio il tuo progetto. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!

Il Signore sarà per te luce
Così Isaia. Signore Gesù, abbiamo tutti bisogno di essere illuminati per poter uscire, come tanto il Papa che il nostro Vescovo chiedono, da un ottuso individualismo che ci toglie la vista e rende duro il nostro cuore. Ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!

Non si sentirà più parlare di prepotenza…
Signore, ti affidiamo la continua strage delle vittime sul lavoro, e insieme le loro famiglie. Chiediamo al tuo Spirito di illuminare questa società così indifferente, e particolarmente chi ha la responsabilità del mondo del lavoro, perché prevalga il rispetto di ogni persona e ciascuno sia consapevole delle conseguenze che le proprie azioni o omissioni possono provocare. Per questo con tutto il cuore ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!