ANDARE AL DI LA’

Da monsignor Giuseppe Pasotto, stimmatino, vescovo di Tbilisi, Georgia – Carissimi fratelli e sorelle di santa Croce,

nel giorno della Festa della resurrezione, ho guardato il santo Padre apparso inaspettatamente in piazza san Pietro, a Roma, e ho sentito il breve saluto rivolto alla gente presente e al modo: Buona Pasqua! Non avrei mai pensato che queste fossero le sue ultime parole rivolte a noi! Sì, le ultime parole che ha detto a tutti sono state: Buona Pasqua! Ci ha lasciato l’essenziale, ci ha augurato di entrare in quel mistero di gioia e di festa, ci ha augurato di essere capaci di cambiare, di passare dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita!

Noi siamo passati dalla festa di Pasqua alla settimana risplendente, luminosa. Lui è entrato invece nella eternità risplendente e luminosa, nel tempo che non ha più fine, accolto dall’amore di Dio. Non vi nascondo che appena ho saputo alcune lacrime sono scese sul mio volto… e il mio pensiero è corso alla sua visita fatta alla nostra chiesa e al popolo georgiano nel 2016, alle parole: “caro e piccolo gregge” durante la santa messa allo stadio, al momento familiare vissuto qui in cattedrale con i rappresentanti di tutte le comunità, all’abbraccio con il patriarca Elia II… e mi fermo qui… lasciandolo ai vostri ricordi.

Io ho spesso pensato a papa Francesco come mandato da Dio per aiutare la Chiesa cattolica intera a guardare al di là. Guardare al di là è sempre difficile, di solito si preferisce la via più facile, più superficiale, che è quella di camminare sul sicuro, pensare alle difese, conservare, ripetere scelte già fatte e diventate tradizione. Guardare al di l’a’ richiede coraggio, rischio, intravvedere la novità di Dio. Andare al di là è lasciar lavorare lo spirito, ed entrare nel carisma della profezia (vedi le sue encicliche). Papa Francesco ha ricevuto tante critiche da chi fa fatica ad andare più in là. Critiche per il suo modo di fare, per le scelte di povertà, per le sue riforme, per il suo linguaggio, semplice e schietto e per le sue improvvisazioni segno di sincerità, per il suo voler la pace prima di tutto. Certi suoi gesti o dichiarazioni sono diventati provocatori, ma tutto è stato nella fedeltà al vangelo. E così è entrato nel cuore di tantissima gente, specialmente delle persone dimenticate, non ritenute per bene, scartate che vedevano nel suo sorriso da bambino l’innocenza che attira, la forza che sa proteggere, la testimonianza di un Dio Padre che è prima di tutto misericordia. Amato da cattolici e da non cattolici, da cristiani e da non cristiani! Uno ha scritto: dopo papa Francesco la chiesa non sarà più la stessa. Forse sì!

Un giovane pastore luterano, oggi mi ha scritto: Con tutto il cuore vi sono vicino e sono triste con voi. Ma ora sono sicuro che vedrà ciò che lui credeva!

Caro papa Francesco, grazie di tutto. Grazie perché hai aperto tante porte, ma hai avuto al delicatezza di farci intravvedere delle novità senza imporle… hai seminato tanto e con coraggio e sei stato umile vescovo che è diventato servo della storia di quella storia di salvezza che Dio continuerà a fare.

Carissimi fratelli e sorelle, pregate ora per la sua anima, accompagnatelo con amore davanti al Signore della misericordia. Ogni sacerdote, lo ricordi nella celebrazione quotidiana della santa messa. Un caro saluto a tutti.

Mons. Giuseppe Pasotto, stimmatino, vescovo di Tbilisi, Georgia