Questa domenica siamo invitati a guardare dentro di noi e chiederci innanzitutto in cosa crediamo davvero, iniziando dalle parole di san Paolo: crediamo solo in quello che vediamo, e che tocchiamo con mano? Certo, “finché abitiamo nel corpo, camminiamo nella fede e non nella visione” di quanto ci attende. Dobbiamo quindi fare fatica, perché non tutto ci è chiaro. Ma siamo comunque aiutati dallo Spirito, per vedere ‘oltre’ il quotidiano e dare così la nostra testimonianza: importantissima soprattutto davanti ai giovani – come nel caso di Eleàzaro – e ancora di più davanti ai più piccoli “i cui angeli vedono sempre la faccia del Padre”. E gravissimo è dare loro “scandalo”: cioè turbarli, togliere loro serenità…
Perché devono essere loro l’esempio, e ciascuno di noi -se vuole “entrare nel regno di Dio”- è chiamato a diventare lui stesso ‘bambino’: innocente, fiducioso, aperto a ogni novità… Ecco quale è il vero ‘credente’…
Lettura del secondo libro dei Maccabei (6, 1-2. 18-28)
Il re inviò un vecchio ateniese per costringere i Giudei ad allontanarsi dalle leggi dei padri e a non governarsi più secondo le leggi di Dio… Un tale Eleàzaro, uno degli scribi più stimati… veniva costretto ad aprire la bocca e a ingoiare carne suina. Ma egli… s’incamminò volontariamente al supplizio, sputando il boccone… Quelli che erano incaricati dell’illecito banchetto sacrificale, in nome della familiarità che avevano con quest’uomo, lo tirarono in disparte e lo pregarono di prendere la carne di cui era lecito cibarsi… fingere di mangiare le carni sacrificate imposte dal re… Ma egli… rispose subito dicendo che lo mandassero pure alla morte. «Poiché – egli diceva – non è affatto degno della nostra età fingere, con il pericolo che molti giovani, pensando che a novant’anni Eleàzaro sia passato alle usanze straniere, a loro volta, per colpa della mia finzione, per appena un po’ più di vita si perdano per causa mia e io procuri così disonore e macchia alla mia vecchiaia… Perciò, abbandonando ora da forte questa vita, mi mostrerò degno della mia età e lascerò ai giovani un nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte prontamente e nobilmente per le sante e venerande leggi». Dette queste parole, si avviò prontamente al supplizio.
Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (4, 17 – 5, 10)
Fratelli, il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria: noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili, perché le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili invece sono eterne. Sappiamo infatti che, quando sarà distrutta la nostra dimora terrena, che è come una tenda, riceveremo da Dio un’abitazione… eterna, nei cieli. Perciò, in questa condizione, noi gemiamo e desideriamo rivestirci della nostra abitazione celeste… In realtà quanti siamo in questa tenda sospiriamo come sotto un peso, perché non vogliamo essere spogliati ma rivestiti, affinché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita. E chi ci ha fatti proprio per questo è Dio, che ci ha dato la caparra dello Spirito. Dunque, sempre pieni di fiducia e sapendo che siamo in esilio lontano dal Signore finché abitiamo nel corpo – camminiamo infatti nella fede e non nella visione –, siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo e abitare presso il Signore. Perciò, sia abitando nel corpo sia andando in esilio, ci sforziamo di essere a lui graditi. Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia in bene che in male.
Lettura del Vangelo secondo Matteo (18, 1-10)
I discepoli si avvicinarono al Signore Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. Chi invece scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare. Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che vengano scandali, ma guai all’uomo a causa del quale viene lo scandalo! Se la tua mano o il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo e gettalo via da te. È meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, anziché con due mani o due piedi essere gettato nel fuoco eterno. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te. È meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna del fuoco. Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli».
Preghiere dei fedeli della Comunità di Santa Croce
Perciò, chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli.
Signore, la Chiesa sappia essere il luogo dove ogni battezzato riscopra, con la semplicità dei bambini, la verità della tua parola e, insieme, la responsabilità di testimoniarla in ogni ambito, mettendosi al servizio degli altri con grande umiltà. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Signore!
Fratelli, noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili.
Signore, la nostra Comunità sappia riflettere seriamente sulle parole di Paolo, interrogandosi sui valori che incarniamo come credenti nelle case dove abitiamo, nei luoghi di lavoro, nelle scelte quotidiane. E perché la nostra testimonianza possa essere visibile chiediamo il tuo aiuto: e ti preghiamo… Ascoltaci Signore!
Signore, non piegare il mio cuore al male.
Signore, concedimi – e concedi a tutti noi – il dono di discernere ciò che è bene: non solo per se stessi, ma anche per gli altri, per essere degni del tuo amore. E per questo con tutto il cuore ti preghiamo… Ascoltaci Signore!
Guai al mondo per gli scandali!
Scandalizzare vuol dire turbare e togliere serenità: e Gesù sa che i ‘piccoli’ e indifesi, sono i più esposti. Lo vediamo ogni giorno nelle povertà del mondo, nei morti per fame e malattia, negli adolescenti usati, nei bambini deportati, nelle migliaia morti in guerre senza fine, feriti nel corpo e nell’anima… Signore Gesù, insegnaci di nuovo a pregare perché, forse, non sappiamo più farlo… E per questo ti imploriamo… Ascoltaci Signore!