4 luglio – Sesta Domenica dopo Pentecoste

Questa domenica la domanda è: ‘come’ possiamo parlare di Dio per annunciarlo, il che è il compito che ci è dato come credenti.

Alla base c’è sempre una ‘chiamata’ per tutti, anche se non siamo dei Mosè. E parlare di Dio ha sempre posto grandi difficoltà. Mosè lo dice ben chiaro. Primo: chi sono io per fare ciò che mi chiedi? Secondo: mi faranno delle domande, e io cosa risponderò? (Mosè era pure balbuziente) E il Signore, da una parte garantisce la sua vicinanza; d’altra richiama concretamente la ‘storia’ di Israele.

Non è la nostra, però anche noi ne abbiamo una. Collettiva -quella della nostra Chiesa e comunità-, e una personale, fatta dei momenti, anche brevi, in cui di Dio abbiamo intuito qualcosa in più. E qui ci è utile Paolo. Paolo, ad Atene, aveva cercato di annunciare Gesù con parole comprensibili alla cultura più importante del tempo, quella greca. Ed era stato scottato e duramente irriso quando aveva parlato di risurrezione. Ma aveva anche imparato la lezione: per annunciare Dio non dobbiamo usare parole umane, anche se’ alte’, perché la “sapienza di Dio è nel mistero”. Ed è nel lì che il Signore ci sfida: un Dio incarnato, crocifisso e risorto. Scandalo, che però dona salvezza.

E Gesù, nel vangelo, con parole così forti ed esplicite, ci invita appunto a entrare nel “mistero” di un Dio che si è fatto uomo – rimanendo Dio- per dare un “ristoro per la vita” a tutti i “miti e umili di cuore” che nel mistero sapranno entrare, accettando di essere “strettamente uniti a Lui”. Questo infatti significa la parola greca che corrisponde al termine “giogo”. Una unione non semplice: e però “dolce e leggera”…


Lettura del libro dell’Esodo (3, 1-15)

Mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero… e arrivò al monte di Dio, l’Oreb. L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto… ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma non si consumava. Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?». Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!». E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio. Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto… conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto… Perciò va’! Io ti mando dal faraone. Fa’ uscire dall’Egitto il mio popolo, gli Israeliti!». Mosè disse a Dio: «Chi sono io per andare dal faraone e fare uscire gli Israeliti dall’Egitto?». Rispose: «Io sarò con te…». Mosè disse a Dio: «Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: “Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi”. Mi diranno: “Qual è il suo nome?”. E io che cosa risponderò loro?». Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti: “Io-Sono mi ha mandato a voi”». Dio disse ancora a Mosè: «Dirai agli Israeliti: “Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi…».


Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (2, 1-7)

Anch’io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso. Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio. Tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo, che vengono ridotti al nulla. Parliamo invece della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria.

Lettura del Vangelo secondo Matteo (11, 27-30)

Il Signore Gesù disse: «Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, “e troverete ristoro per la vostra vita”. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».


Preghiere dei fedeli della Comunità di Santa Croce

Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso.

Signore, la tua Chiesa deve affrontare ogni giorno nuove sfide che, in nome della modernità, sembrano spingere l’uomo lontano dalla tua Parola. Donale la sapienza dello Spirito, che l’aiuti a cercare la verità, e a custodirla tenendo lo sguardo fisso su Gesù. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Padre buono!

Mi diranno:” Qual è il suo nome?” E io cosa risponderò loro?

Le domande di Mosè sono le nostre, Signore! Anche Mosè esita, eppure risponderà interamente alla sua vocazione. Aiuta la nostra Comunità ad annunciarti con la coerenza della nostra vita, venendo anche noi in soccorso di fragilità e povertà che chiedono, ogni giorno di più, una risposta seria e pronta. Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Padre buono!

Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò ristoro…

Signore Gesù, talora anche noi facciamo parte degli innumerevoli affaticati e oppressi del nostro mondo… Aiutaci a non dimenticare che tu sei sempre lì, alla ‘porta’ del nostro cuore, e ‘bussi’ perché ci decidiamo ad aprirla! Per questo ti preghiamo… Ascoltaci, Padre buono!

Ho osservato la miseria del mio popolo… conosco le sue sofferenze…

Signore che guardi con amore alle sofferenze delle tue creature, accompagna chi accoglie il tuo invito a liberare i popoli dall’oppressione e dall’ingiustizia. Infondi coraggio a chi si fa carico di mantenere la pace. Dona costanza a chi si preoccupa di proteggere i beni della terra. E per tutto questo ti preghiamo… Ascoltaci, Padre buono!